martedì 17 gennaio 2012

Pampalea suggerisce


Contrariamente a quanto si crede comunemente, noialtri gatti non ci abbiamo affatto paura dell'acqua. Lo dice anche Catpedia, versione felina dell'enciclopedia universale in rete, che i gatti sono persino ottimi nuotatori. Solo che ci fa una fatica immensa. Cosmica. Non si è gatti per caso. A differenza di quanto accade presso gli umani, che fanno andar per mare, e persino comandare navi, a dei personaggi che non dovrebbero nemmeno condurre un canotto a remi. No, dico io.

Ora, sia ben chiaro. Non intendo certamente fare la forcaiola a buon mercato, ché proprio la cosa mi aborre nel profondo. Però mi è capitato di seguire, come un po' tutti a due e a quattro zampe, la pazzesca vicenda della nave da crociera affondata davanti all'isola del Giglio; e ne sono rimasta allibita. Forse "allibita" non è nemmeno la parola giusta. Mi sono ricordata dei miei avi gatti di bordo, che le navi le abbandonavano ancor meno dei loro capitani; a cacciar topi per tutta la vita, e quando la nave se la prendevano gli abissi erano i primi, stando generalmente nelle stive o comunque nelle parti più basse, a andare a miagolare sulla luna e a invertire la catena alimentare trasformandosi in cibo per pesci. Se morivamo a bordo, ci schiaffavano in mare senza tante cerimonie; e non ci siamo mai lamentati, né abbiamo mai preteso l'abusata qualifica di eroi.

Nemmeno voglio partecipare allo sbranamento mediatico del comandante, né tantomeno a quello in atto sui social shitwork. Il comandante Schettino è un pover'ometto che ha pensato prima a salvarsi la pelle, come, ne sono certa, avrebbero fatto nella medesima situazione il 99% dei cialtroni che ora inveiscono contro di lui su Facebook e Twitter. Un'obiezione ragionevole che mi potrebbe essere posta, è che lo stesso 99% non è stato messo al comando di una nave da tre fantastilioni di tonnellate, a bordo della quale c'era un numero di persone pari al doppio degli abitanti dell'isola contro cui è andata a sbattere in circostanze che, via via, stanno apparendo sempre più grottesche. A tale obiezione riconosco che mi sarebbe ben difficile replicare.

E, allora, mi pongo una domanda piuttosto semplice. Come mai la Sottocosta Crociere (sarebbe opportuno ribattezzarla così, visto quel che è successo), azienda leader nel settore, business stratosferico, fatturato annuo superiore al bilancio dello stato della Guinea Equatoriale (o di poco inferiore a quello del Burkina Faso), pubblicità martellanti e navi delle stesse dimensioni di casermoni popolari a Quarto Oggiaro, mette al comando un imbecille del genere? Ma temo che resterà una domanda senza risposta. Anche perché i gesti dello Schettino non sembrano essere affatto isolati, né da parte sua, né di altri suoi colleghi. "Sfide" sulla pelle dei passeggeri, "inchini", bravate varie per dimostrare chissà cosa.

Non sto ovviamente ironizzando, o facendo del sarcasmo, su una tragedia. Ma la vera mancanza di rispetto nei confronti di chi è morto, da passeggero o da lavoratore, sulla Sottocosta Concordia, sarebbe non dirle, certe cose. Trenta morti in mare per una stronzata, un ecosistema marino intero messo a repentaglio, un danno economico incalcolabile e un danno di immagine ancora più enorme: quest'ultima, purtroppo, è una considerazione da fare. Deve essere fatta perché la Sottocosta Crociere, sembra, ha ventiquattromila dipendenti.

Pampalea, quindi, suggerisce ai proprietari e ai dirigenti di quella compagnia, da ora in poi, di scegliere un po' meglio chi mettere al comando delle navi. I quali, peraltro, percepiscono circa 12.ooo euri al mese; bene, li percepiscano standosene a comandare la nave sul serio, e non perdendo tempo in mondanità, celebrazioni di matrimoni, sfide cretine, bei pranzi con belle donne, paginette Facebook e altre cose del genere, per poi combinare catastrofi bibliche e scappare lasciando tutti nel guano fino al collo. Altrimenti, suggerisce sempre Pampalea, sarebbe meglio far comandare capitan Findus.