martedì 28 dicembre 2010

Le gatte dei mercantili


Ogni tanto mi ricordo di far parte dell' "Asocial Network"; e così, stasera, assieme all'amico Sussi e al suo 'Εκβλόγγηθι Σεαυτόν mi dedico a un altro amico, il poeta marinaio greco Nikos Kavvadias. Da gatta, e piuttosto marinaia pure, non potevo certamente restare insensibile alla cosa che segue, e che vorrei introdurre con le parole del traduttore, Gian Piero Testa:

"La biblica condanna del lavoro piombò sull'uomo e fregò anche gli animali incolpevoli: poveri asini, cavalli, buoi, cani, dromedari, lama e via dicendo. Uno non pensa, però, che sia toccato anche ai gatti, di lavorare. Eppure venivano reclutati sulle navi, per sfoltire le colonie di topi. Una volta imbarcati non sbarcavano più. A Venezia dovevano esserci per legge, con pena prevista per il capitano inadempiente. Sui mercantili di ferro i gatti contraevano una malattia professionale, riconducibile al pulviscolo rugginoso, che in Grecia si chiama lamarina; e "lamarina" vuol dire "lamiera". Il mal della lamiera, dunque. Non conosco l'equivalente in italiano e mi piacerebbe saperlo. Il poeta neogreco Nikos Kavvadìas (1910 - 1975), che sulle navi trascorse quasi tutta la vita, come mozzo, marinaio e radiotelegrafista, dedicò questa sua toccante poesia alle gatte dei mercantili. A un certo punto impazzivano e dovevano essere pietosamente gettate a mare. Un dei più grandi dolori per i marinai, che adoravano le gatte imbarcate in loro compagnia."

LE GATTE DEI MERCANTILI

I marinai dei mercantili sempre allevano una gatta
e la adorano, senza sapere il perché,
e lei, quando stanchi smontano di guardia,
superba correrà a strofinarsi alle loro gambe.

Le sere, quando il mare picchia forte sulle lamiere,
e, come fosse in guerra, vuol rompere i bulloni
e a prora regna un silenzio greve e tormentoso,
per loro lei è una dolce compagnia di donna.

Sempre le mettono al collo di rame un collarino,
per amuleto contro il brutto mal della lamiera,
ma non riescono mai, peccato !, a preservarla
con questo mezzo dalla morte nera.

Perché già i suoi occhi sono acquosi e elettrizzati
e così contro sua voglia li attira il ferro rugginoso,
e miagola impazzita guardando un punto fisso
e ai marinai reca un pianto cupo e silenzioso.

Un po' prima che muoia un marinaio,
- che in sua vita ha visto le più tremende cose -
carezzandola la guarda negli occhi a un tratto
e subito la getta nell' infuriato mare.

E allora i marinai, cui sì di rado il cuore cede
si rimpiattano a prua e gli si stringe il cuore,
pieni di una strana amarezza che li morde,
come quando perdono una donna calda e cara.

ΟΙ ΓΑΤΕΣ ΤΩΝ ΦΟΡΤΗΓΩΝ

Οι ναυτικοί στα φορτηγά πάντα μια γάτα τρέφουν,
που τη λατρεύουνε, χωρίς να ξέρουν το γιατί,
κι αυτή, σαν απ' τη βάρδια τους σχολάνε κουρασμένοι,
περήφανη στα πόδια τους θα τρέξει να τριφτεί.

Τα βράδια, όταν η θάλασσα χτυπάει τις λαμαρίνες,
και πολεμάει με δύναμη να σπάσει τα καρφιά,
μέσα στης πλώρης τη βαριά σιγή, που βασανίζει,
είναι γι' αυτούς σα μια γλυκιά γυναικεία συντροφιά.

Της έχουν πάντα στο λαιμό μια μπακιρένια γύρα,
για του σιδέρου την κακή αρρώστια φυλαχτό,
χωρίς όμως, αλίμονο, ποτέ να κατορθώνουν
να την φυλάξουν απ' το μαύρο θάνατο μ' αυτό.

Γιατί είναι τ' άγρια τα μάτια της υγρά κι ηλεκτρισμένα
κι έτσι άθελα το σίδερο το μαύρο τα τραβά,
κι ουρλιάζοντας τρελαίνεται σε ένα σημείο κοιτώντας
φέρνοντας δάκρυα σκοτεινά στους ναύτες και βουβά.

Λίγο πριν από το θάνατον από τους ναύτες ένας,
- αυτός όπου είδε πράματα στη ζήση του φριχτά -
χαϊδεύοντας την, μια στιγμή στα μάτια την κοιτάζει
κι ύστερα μες στη θάλασσα την άγρια την πετά.

Και τότε οι ναύτες, που πολύ σπάνια λυγά η καρδιά τους,
πάνε στην πλώρη να κρυφτούν με την καρδιά σφιχτή,
γεμάτοι μια παράξενη πικρία που όλο δαγκώνει,
σαν όταν χάνουνε θερμή γυναίκα αγαπητή.

Che dire? Niente, forse ogni cosa sarebbe fuori luogo. C'è stata, a un certo punto, una musica; un gruppo chiamato "Xembarki" ci ha messo delle note sopra; note che vanno a tutte le sorelle che dalle profondità marine consumano sette, settecento, settecentomila vite.