domenica 21 novembre 2010

Di muri, questurini e croci cèrtihe


Sembra che i solerti tutoridellòrdine abbiano finalmente realizzato un colpo da maestro contro i' ddegrado e pe' la sihurezza. Hanno fermato, così come si evince da un articolo di "Repubblica", due pericolosissimi diciassettenni (magari scampati alle denunce dell' "ex sessantottino" Primerano) che stavano un po' modificando una delle migliaia di scritte sui muri con cui Casaggì, altresì detta Casaquesturì, ha in tutti questi anni imbrattato impunemente tutta quanta la città senza mai ricevere nemmeno un buffetto. Logico che sia: questi fulgidi ribelli non conformi, straprotetti e sempre pronti a frignare come poppanti ogni qual volta sono stati ricondotti al loro naturale ridicolo di bugiardi infami, non hanno altro appiglio in questa città che la compiacenza di certe alte sfere. Privi come sono di qualsiasi incidenza sulla cittadinanza, neppure sulla componente giovanile borghese che sarebbe il loro presunto "bacino di utenza", si barcamenano tra le risibili contraddizioni di un "ribellismo" da avanspettacolo di bassa lega ed un servilismo padronale a tutto tondo che rappresenta in fondo la loro essenza più autentica. Il tutto, si badi bene, tra l'indifferenza generalizzata; l'unico riscontro che hanno sono i balocchi che l'antagonismo vero e proprio esegue su di loro, come divertissement per metterli alla costante berlina cui del resto si premurano quotidianamente di mettersi essi stessi, con le loro manine buone al massimo per seghe abortite.

C'è però una cosa che vorrei dire ai due diciassettenni malauguratamente incappati nei rigori della DIGOS. Ma quale "fuoco a Casaggì", ragazzi. Se proprio dovete farvi fermare dai signori di via Duca d'Aosta, fatelo per qualcosa di più degno e conseguente. Ammettendo e non concedendo che desideriate dar fuoco a qualcosa, concentratevi su qualcosa di esistente: che so io, un cumulo di foglie secche o un bel caminetto. Queste sono cose vere, cui si può dare fuoco certi di vedere delle fiamme. A "Casaggì" non si può dare assolutamente fuoco, per il semplicissimo motivo che non c'è. Ma che vi siete accorti percaso che in via Maruffi, ora, c'è un normalissimo palazzotto (presumibilmente ripulito e disinfettato) e che i ribelli del Bocciaside non si sa nemmeno più dove siano? Mandano avanti il loro insignificante blogghettone, contano su un paio di scaldapoltrone che nessuno caca nemmeno di striscio e, per il resto, vuoto assoluto. "Casaggì" è fallita. La sua "azione" è consistita principalmente in due o tre sparute fiaccolatine di 200 metri lungo il Mugnone, alle quali hanno preso parte 100 grullerelli e 400 poliziotti in assetto antisommossa, e nell'impestare di croci cèrtihe ogni centimetro quadrato di questa città senza che la DIGOS si sia mai scomodata (e ci mancherebbe!). Fine della trasmissione. Ora come ora mi sa che stiano esaurendo anche le scorte di vernice: Casaggì è soltanto un nudo nome, e non ha nessunissima valenza sociale e politica. Strepiti e frigni in nome di un lurido puttaniere; almeno fosse in nome del fascismo. Cari ragazzi, se volete fare antifascismo rivolgetevi altrove. Andare a "modificare" le scritte di Casaquesturì rischiando di incorrere in rischi inutili non serve a niente; a quelle scritte ci penserà il Signor Tempo, dilavandole e riducendole a supporti per le cacate dei piccioni. Il fascismo abita altrove, e non è nemmeno detto che si serva di simboli abusati. Potrebbe anche essere in luoghi impensati, che solo una costante attenzione alle dinamiche sociali ed economiche rivela. "Casaggì" lasciatela perdere: è morta, sepolta, dimenticata.